Procreazione assistita, come funziona e quanto costa in Italia?
L’infertilità è una patologia che “appare” quando si cerca di concepire un figlio senza successo, ed è tutt’altro che infrequente: stando agli studi dell’Organizzazione mondiale della sanità, colpisce una persona su sei. La scienza la definisce come l’assenza di concepimento dopo dodici mesi di regolari rapporti sessuali mirati non protetti. La buona notizia è che in molti casi può essere superata, o bypassata, grazie alla medicina riproduttiva; la cattiva notizia è che, a seconda di dove si vive, possono esserci più o meno centri specializzati in questo tipo di medicina, i tempi di attesa possono essere più o meno lunghi, l’accesso più o meno facile, e i costi più o meno alti.
Rispetto a quest’ultimo punto, l’infertilità ha infatti certamente un costo molto alto a livello emotivo, per chi la attraversa e cerca di risolverla; ma può avere anche un costo rilevante a livello economico.
In Italia sono attivi 340 centri di procreazione medicalmente assistita (pma), di cui 138 di I° livello e 202 di II° e III° livello (i dati più recenti provengono dall’Istituto superiore di sanità e risalgono al 2021).
La pma si suddivide in due grandi segmenti: in quella di I° livello l’incontro tra gamete femminile (ovulo) e gamete maschile (spermatozoo) avviene direttamente all’interno dell’utero della donna, con la procedura di solito definita “inseminazione artificiale”. Nella pma di II° e di III° livello invece l’incontro avviene in laboratorio: l’embrione viene cioè formato “in provetta” e poi trasferito nell’utero. Il termine più comune qui è “fecondazione in vitro”.
C’è poi una seconda differenziazione, quella tra pma “omologa” e pma “eterologa”. Nella “omologa” l’ovulo e lo spermatozoo sono della coppia; nell’eterologa invece l’ovulo, lo spermatozoo o entrambi i gameti provengono da donatori esterni alla coppia.
I due piani si intersecano, e quindi si possono avere procedure di pma di I° livello omologhe, procedure di pma di I° livello eterologhe (anche se meno comuni, perché possibili solo quando ad essere donato è il gamete maschile), procedure di pma di II° e III° livello omologhe, e procedure di II° e III° livello eterologhe. Ci sono anche coppie che provano prima una strada e poi l’altra.
Va qui ricordato che in Italia i percorsi di pma sono aperti esclusivamente alle coppie eterosessuali. Quindi i centri di pma prendono in carico non la singola persona bensì la coppia infertile, offrendo un ventaglio di servizi – ciascuno con un costo specifico. Molto in generale si può dire che quanto più la prestazione medica è complessa, quanto più prevede che vengano usati macchinari, laboratori, che vengano effettuati test o altre azioni sui gameti, tanto più il costo delle prestazioni va a lievitare.
Pubblico o privato?
L’intero sistema sanitario in Italia funziona sul doppio binario pubblico / privato, con una terza via (il “privato convenzionato”). In particolare, dei 340 centri di pma iscritti al Registro Nazionale e autorizzati dalle Regioni, ve ne sono 221 privati, 100 pubblici e 19 privati convenzionati. I centri pubblici sono ubicati sopratutto in alcune regioni del Nord (Lombardia, Liguria, Friuli Venezia Giulia) e del Centro (Marche); i centri privati si trovano in quasi tutte le regioni del Sud e in alcune del Nord e del Centro; i 17 centri privati convenzionati sono invece presenti quasi esclusivamente in Lombardia e Toscana (al di fuori di queste due Regioni, ce n’è solo uno in Piemonte e uno in Friuli Venezia Giulia).
Malgrado il fatto che siano numericamente meno numerosi, i centri privati convenzionati svolgono una mole di lavoro notevole: oltre l’82% di questi centri, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, nel 2021 ha eseguito almeno 500 cicli, e il 41% ne ha fatti più di 1.000. I centri pubblici sono invece generalmente (nel 42% dei casi) di media grandezza, con una mole di attività fra i 200 e i 500 cicli all’anno, mentre fra i centri privati si rilevano quelli con la mole di attività più contenuta, con quasi la metà (47,6%) che si attesta a meno di 200 cicli all’anno.
Il numero di cicli effettuati ha rilevanza perché, come in tutti i campi della medicina, solitamente i centri che eseguono una quantità notevole di una determinata prestazione sono anche quelli in cui mediamente si registrano i risultati migliori. Non che sia sempre così, ma il numero di coppie seguite e di cicli realizzati è senza dubbio una informazione da prendere in considerazione quando ci si trova a scegliere a quale centro rivolgersi.
Tutti i centri di pma in Italia
L’elenco dei centri di procreazione medicalmente assistita in Italia aggiornato al 2022 è disponibile nella sezione “Registro Nazionale Procreazione Medicalmente Assistita” sul sito dell’Istituto superiore di Sanità. I centri sono raggruppati per Regione e per ciascuno di essi è disponibile anche una scheda tecnica che specifica il tipo di servizio (appunto se pubblico, privato o privato convenzionato).
La scheda indica poi le tecniche applicate, cioè se in quel centro si effettuano IUI (“Intra-Uterine Insemination” cioè inseminazione intrauterina), Icsi (“Intra-Cytoplasmic Sperm Injection”, una specifica tecnica di inseminazione in vitro), Fivet (il termine che indica la “classica” fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione), Gift (“Gamete Intra-Fallopian Transfer”, cioè trasferimento di gameti all’interno delle tube), cicli con donazione di gameti.
Viene specificato se per i pazienti c’è la possibilità di richiedere indagini genetiche (e in questo caso specificando quali: es. PGT-A, PGT-M, PGT-SR…) e le eventuali altre tecniche offerte, che possono essere per esempio: In vitro maturation (IVM), diagnosi pre-impianto, valutazione ultrastrutturale dei gameti maschili (TEM), analisi FISH degli spermatozoi, microdelezioni del cromosoma Y, IMSI (che sta per “Intracytoplasmic Morphologically Selected sperm Injection”, vale a dire una Fivet con spermatozoi selezionati morfologicamente), laser hatching, assisted hatching, coltura blastocisti, donazione gameti da importazione, Picsi (una tecnica di micro-manipolazione dei gameti che permette di selezionare gli spermatozoi da utilizzare per l’inseminazione degli ovociti nella Icsi, in base alla loro qualità funzionale), sperm washing (HBV, HCV, HIV), spindle view, valutazione dell’embrione in time lapse, valutazione molecolare della recettività endometriale, crioconservazione/vitrificazione degli ovociti, congelamento degli spermatozoi, e altre tecniche ancora.
Ciascuna scheda riporta le metodologie di prelievo chirurgico degli spermatozoi (MESA, TESA, MESE, TESE, PESE) eventualmente disponibili. Ogni centro fornisce anche informazioni rispetto alla possibilità o no di effettuare trattamenti per coppie siero-discordanti per HIV.
Vengono riportate le percentuali relative alle diagnosi dei pazienti di ciascun centro, che dettaglia quindi i motivi di infertilità delle coppie. Le opzioni sono: “fattore tubarico”, ridotta riserva ovarica, infertilità multipla femminile, infertilità endocrina ovulatoria, endometriosi, “fattore uterino”, fattore maschile, fattore maschile e femminile, fattore genetico, poliabortività, e infine l’ “infertilità inspiegata”.
Inoltre, nella scheda è riportata l’informazione rispetto all’attività di crioconservazione degli embrioni (FER), degli ovociti (FO) e degli spermatozoi. Nella sezione “profilo del centro” sono indicati i dati di attività più recenti (al momento, del 2021) con i numeri di cicli effettuati (distinguendo quelli con donazione di gameti, quindi pma eterologa, e quelli senza donazione, quindi pma omologa) e i dettagli su quelli “a fresco” (con questo termine si intende che gli embrioni formati e poi trasferiti in utero non erano stati precedentemente crioconservati) con Icsi, Fivet, Gift; sui cicli da scongelamento di embrioni (FER) e sui cicli da scongelamento di ovociti (FO). Viene anche indicata l’età delle pazienti donne, segmentata in cinque fasce: al di sotto dei 35 anni, tra i 35 e i 39 anni, tra i 40 e i 42 anni, e infine dai 43 anni in su.
Quando costa la pma in Italia?
Rispetto ai costi, purtroppo non esiste una rilevazione pubblica in Italia – né della spesa pubblica sostenuta dallo Stato e dalle Regioni per la pma, né delle spese sostenute privatamente dai cittadini che intraprendono questi percorsi. Inoltre, essendo la sanità una materia di competenza regionale secondo il diritto costituzionale italiano, le Regioni la normano e gestiscono in maniera autonoma. Ne deriva che tra Regione e Regione vi siano differenze anche profonde rispetto alle prestazioni erogate, e la medicina riproduttiva non fa eccezione; possono essere differenti i parametri di accesso (come per esempio l’età della donna), il numero di cicli garantiti dal sistema pubblico e così via.
Le differenze riguardano anche i costi. In generale, dal punto di vista del paziente la prima scelta è se rivolgersi al privato o al pubblico (o privato convenzionato, che da questo punto di vista è assimilabile al pubblico).
I costi da sostenere per i privati cittadini sono chiaramente più bassi se si sceglie la via pubblica. Il sistema sanitario nazionale assicura alle persone residenti in Italia la possibilità di accedere alla medicina riproduttiva, purché siano in coppia, eterosessuali, al di sotto di una certa età (fissata da ciascuna Regione, e comunque mai sopra i 50 anni per le donne). Non si ha però la possibilità di tentare “infinitamente”: il pubblico assicura un prezzo calmierato attraverso il ticket, per un certo numero di cicli (anche in questo caso, fissato dalle singole Regioni).
Ci sono naturalmente delle situazioni in cui la scelta viene meno: per esempio laddove la donna abbia superato il limite di età previsto dalla sua Regione di residenza per l’accesso alla pma in regime di ssr (servizio sanitario regionale), oppure in caso il numero massimo di cicli messi a disposizione dal ssr sia stato raggiunto. In questi casi, se si vuole procedere – o proseguire – con la pma, spesso l’unica scelta è passare al privato.
In altri casi, laddove è la legge stessa a barrare l’accesso – nel caso delle donne single o delle coppie LGBTQ+, per esempio – l’unica opzione è quella di rivolgersi a un centro privato all’estero; oppure a un centro privato italiano che svolga in Italia tutto quello che è possibile svolgere senza infrangere la legge, e che poi abbia delle partnership con centri all’estero per effettuare le prestazioni che in Italia sarebbero vietate (es. fecondazione in vitro su una donna che non ha un partner uomo).
Come funziona nei centri pubblici
Come accennato, la pma effettuata in una struttura pubblica non è completamente gratuita. Alla coppia è comunque richiesto il pagamento di un ticket, che varia a seconda della prestazione effettuata, e il cui importo è stabilito da ciascuna Regione. Tendenzialmente, scegliendo la via del pubblico le persone possono effettuare la pma solo nei centri situati nella Regione in cui sono residenti. Per poter effettuare la pma fuori Regione bisogna fare richiesta e ottenere un’autorizzazione.
A volte questa autorizzazione è facile e quasi “dovuta”, come nel caso delle coppie residenti in Piemonte che devono sottoporsi a pma eterologa: poiché nessuno dei cinque centri pubblici né il centro privato accreditato dislocati sul territorio piemontese (due + uno a Torino, uno ad Asti, uno a Novara ed uno a Fossano) garantiscono l’erogazione di prestazioni di pma eterologa, chi ne ha bisogno ha diritto a vedersi rilasciare il nulla-osta e andare a farla in un’altra Regione. Altre volte invece l’autorizzazione è meno immediata da ottenere.
I costi variabili della pma, una panoramica del settore privato
Secondo la Sigo, la Società italiana di ginecologia e ostetricia, nel privato il costo di un ciclo di pma parte da un minimo di 3.500 e può salire fino a 6-7mila euro per una fecondazione omologa; per la fecondazione eterologa il costo aumenta, con una base intorno ai 5mila e picchi fino a 9mila. La ragione principale della differenza di costo è il reperimento, in caso di eterologa, dei gameti. In realtà le stime della Sigo sono fin troppo “ottimistiche”, nel senso che navigando sui siti di centri di pma operanti in Italia si scopre rapidamente che le cifre possono anche superare gli 11-12mila euro per singolo ciclo.
La fecondazione eterologa è stata vietata, in Italia, tra il 2004 e il 2014 a causa di un articolo della normativa (tuttora vigente, nel suo impianto generale) sulla fecondazione assistita, la legge 40/2004. Il divieto di eterologa è stato poi annullato dalla Corte costituzionale: dal 2014 è dunque di nuovo possibile effettuare procedure di fecondazione eterologa, e in effetti circa un trattamento di pma su otto in Italia (considerando tutti quelli effettuati sia nel pubblico sia nel privato e nel privato convenzionato) si svolge con gameti donati. C’è però una estrema penuria di gameti provenienti da donatori e donatrici italiane, e quindi bisogna approvvigionarsi da banche di gameti estere: la quasi totalità degli ovociti (99,8%) e del seme (quasi il 94%) utilizzati nei centri di pma italiani proviene infatti dall’estero.
Poiché in oltre tre quarti dei casi il gamete donato è quello femminile (ovocita), il costo delle procreazione assistita lievita perché bisogna reperire appunto gli ovociti, che sono meno numerosi e più costosi, e provengono solitamente da banche in Spagna, Grecia, e poi anche Danimarca e Repubblica Ceca. Il sovrapprezzo rispetto a una “normale” pma omologa, in caso si debbano usare gameti di donatori, è notevole: qualche centinaio di euro per il liquido seminale, ma anche fino a quasi 3mila euro in più, nel conto, se serve l’ovocita.
I tariffari dei centri di pma privati in Italia
Alcune cliniche della fertilità private italiane pubblicano apertamente il loro listino prezzi. È il caso per esempio del Centro Demetra, con sede operativa a Firenze e poi altre sedi per visite e consulenze a Grosseto, Roma, Napoli, Bari e Reggio Calabria. Il centro ha effettuato nel 2021 circa 3.700 cicli sommando gli oltre 3mila senza donazione di gameti agli oltre 600 con donazione di gameti. Una prima visita costa dai 150 ai 180 euro, una ecografia ginecologica 120 euro, una sonoisterosalpingografia 220 euro, una isteroscopia diagnostica 300 euro, una isteroscopia operativa tra i 500 e i 1.700; la biopsia dell’endometrio viene 120 euro. Lato maschile, la diagnostica andrologica prevede le prestazioni di spermiogramma (100 euro), test di capacitazione + esame seminale (170 euro), frammentazione del Dna spermatico (150 euro) e spermiocoltura di base (100 euro).
Passando alla pma di I° livello, il monitoraggio dell’ovulazione al Centro Demetra ha un costo tra i 150 e i 300 euro, la IUI tra i 700 e i 900 euro, la IUI con donazione di seme tra i mille e i 1.400 euro. Per quanto riguarda i trattamenti di pma di II° livello, una Fivet/Icsi a listino costa 2.500 euro se “su ciclo naturale” e tra i 3.200 e i 3.400 euro se “su ciclo stimolato”, fino 3.900 euro con “donazione di seme” (cioè utilizzo di sperma donato). Quando entra invece in gioco la “donazione di ovociti” (cioè utilizzo di ovociti donati) i prezzi salgono, da una base di 5.450 fino ad arrivare a 8.200 euro, a seconda anche di quanti “transfer garantiti” siano compresi nell’offerta.
C’è poi l’opzione dell’Icsi con ovociti propri devitrificati, quotata a 2.200 euro; lo scongelamento e transfer embrionale a 1.500 euro; il prelievo chirurgico di spermatozoi che costa 1.905 euro se effettuato con tecnica TESE (“testicular sperm estraction”, in cui gli spermatozoi vengono prelevati dai testicoli tramite una biopsia chirurgica), e un po’ meno – 1.605 euro – se invece effettuato con tecnica TESA, che sta per “testicular sperm aspiration” e prevede che gli spermatozoi vengano prelevati mediante ago-aspirazione.
Il Centro Demetra fornisce poi il servizio di diagnosi. C’è innanzitutto la possibilità di un esame genetico pre-concezionale delle malattie ereditarie più frequenti: un carrier screening di coppia costa 500 euro (il carrier screening singolo ne costa 300), un cariotipo viene 120 euro; lo screening specifico per la fibrosi cistica ha un costo di 150 euro. È poi possibile scegliere la combinazione “Cariotipo + Carrier screening”, al costo di 420 euro se singola e di 620 euro se di coppia. Per la diagnosi pre-impianto il costo parte da 4mila euro per la verifica dell’eventuale presenza di malattie monogeniche o traslocazioni (compresa biopsia embrionale). Parte invece da 1.700 euro per aneuploidie (anche in questo caso, compresa biopsia embrionale).
C’è poi il capitolo crioconservazione e preservazione della fertilità. Un ciclo con esclusiva crioconservazione ovocitaria (che comprende anche un anno di conservazione), viene 2.500 euro; la crioconservazione del seme costa molto meno, 311 euro, anche qui con un anno di conservazione compreso nel prezzo. Dopo il primo anno, la custodia gameti ha un costo di 201 euro all’anno.
Su molte prestazioni Demetra prevede una riduzione dei prezzi (nell’ordine del 10% in meno) per le persone associate alla onlus Strada per un sogno, una associazione no profit che dal 2013 sostiene i pazienti infertili.
I “pacchetti completi” offerti dai centri di pma privati
Alcuni centri propongono anche dei “pacchetti tutto compreso”, in cui si sa fin dall’inizio a quanto ammonterà la parcella. Per esempio l’Ivi, con la sua sede principale a Roma e quattro centri attivi (Roma Parioli, Roma Casilino, Bari e Milano), offre sul suo sito cinque opzioni. La pma di I° livello ha come di consueto il costo più basso: in questo caso il pacchetto si chiama “Inseminazione artificiale”, viene 1.200 euro e comprende controlli ecografici durante il trattamento, l’inseminazione vera e propria, e poi una consulenza di verifica dei risultati.
Le cliniche per la fecondazione in vitro all’estero solitamente offrono soluzioni accessibili per i pazienti provenienti dall’Italia. Ci sono molte ragioni per cui i pazienti decidono di sottoporsi a IVF all’estero, tuttavia è molto importante conoscere il costo medio del trattamento IVF all’estero.
Per quanto riguarda la pma di II° e III° livello, il pacchetto più a buon mercato – 5.590 euro – è quello “Fecondazione in vitro” e comprende: controlli ecografici durante il trattamento, pick up (prelievo di ovociti); gestione di laboratorio di pma; Icsi (microiniezione spermatica) oppure Fiv; coltura prolungata di embrioni (giorno 5); transfer di embrioni; consulenza di verifica dei risultati; è anche specificato che la vitrificazione embrionaria non ha nessun costo aggiuntivo. C’è poi il pacchetto “Fiv Genetic” a 8.490 euro, che comprende tutte le procedure del pacchetto base più la biopsia embrionaria in 5ª giornata, l’analisi cromosomica per sequenziazione NGS, la devitrificazione e il transfer di embrioni. E infine il pacchetto “Fecondazione eterologa”, quotato 7.765 euro, che prevede controlli ecografici durante il trattamento, preparazione e prelievo ovocitario D + gestione del laboratorio, Icsi oppure Fivet, coltura prolungata di embrioni (giorno 5), transfer di embrioni, mantenimento embrioni, match fenotipico, e la consueta consulenza di verifica dei risultati.
Alle pazienti Ivi propone anche il pacchetto “Preservazione”, che a un costo di 3.500 offre controlli ecografici durante il trattamento, pick up, vitrificazione di ovociti e due anni di mantenimento inclusi, compresa l’eventuale devitrificazione; e la consulenza di verifica dei risultati.
Ma prima ancora di cominciare tutto il percorso di pma, c’è la possibilità di acquistare presso Ivi un “Fertility Pack”, una sorta di consulenza preventiva approfondita sulla fertilità e sul trattamento più indicato, che include una valutazione iniziale della storia clinica, una visita ginecologica con ecografia, una visita successiva con il team medico per analisi dei risultati e diagnosi finale, e talvolta anche una visita psicologica; ma non è in questo caso disponibile l’informazione sul costo del pacchetto.
Anche Eugin, con sei sedi in Italia e una a Barcellona, propone diversi pacchetti: con quello “inseminazione intrauterina omologa” da 1.100 euro si accede a spermiogramma di 2° livello con test di capacitazione, analisi dei livelli ormonali e controlli ecografici per verificare la crescita follicolare, preparazione del campione di seme, inseminazione artificiale. Il pacchetto “Inseminazione intrauterina eterologa (con seme di donatore)” costa 1.500 euro e comprende analisi dei livelli ormonali e controlli ecografici per verificare la crescita follicolare, selezione del donatore, gestione del trasporto del campione, scongelamento e preparazione del campione di seme di donatore, e poi naturalmente l’inseminazione.
C’è poi la “Fecondazione in vitro omologa (Fivet/ Icsi)”, a un costo di 4.980 con spermiogramma di 2° livello con test di capacitazione, selezione spermatozoi con microfluidica (microfluidic sperm selection), controllo e follow-up della stimolazione ovarica, pick-up, sedazione anestesiologica, gestione di laboratorio di pma (che comprende fecondazione degli ovociti mediante Icsi/Fivet, coltura degli embrioni ed eventuale congelamento embrionario), trasferimento intrauterino dell’embrione. Il pacchetto “Fecondazione in vitro eterologa (con seme di donatore)” è quotato 5.390 e comprende controllo e follow-up della stimolazione ovarica, pick-up, sedazione anestesiologica, gestione di laboratorio di pma (con scongelamento e preparazione del campione di seme di donatore, fecondazione degli ovociti mediante Icsi/Fivet, coltura degli embrioni ed eventuale congelamento embrionario) e trasferimento intrauterino dell’embrione.
Il pacchetto “Fecondazione in vitro eterologa (con ovociti di donatrice)” di Eugin costa 8.100 euro e prevede: selezione della donatrice di ovociti (selezione della donatrice, studio clinico, stimolazione e recupero degli ovociti in sala operatoria, follow-up della donatrice); gestione di laboratorio di pma (procedure di laboratorio per la selezione degli ovociti ottenuti, preparazione del seme e fecondazione in vitro mediante Icsi); gestione della preparazione endometriale; garanzia di 2 blastocisti; import embrioni crioconservati, scongelamento e coltura; e trasferimento intrauterino dell’embrione. In caso servisse anche un seme di donatore, il pacchetto costa 165 euro in più (8.265 euro in totale) e aggiunge a tutte le prestazioni anche la selezione del donatore e procedure di laboratorio per lo scongelamento e preparazione del campione di seme di donatore e il test di screening e compatibilità genetica tra donatori.
Il pacchetto “TimeFreeze” al costo di 2.430 permette invece il congelamento degli ovociti: prevede controllo e follow-up della stimolazione ovarica, prelievo, selezione e vitrificazione degli ovociti, sedazione anestesiologica, e crioconservazione degli ovociti compresa nel prezzo per i primi quattro anni.
Pma, un costo che non tutti si possono permettere: assicurazioni e finanziamenti
Si tratta, com’è chiaro, di spese che possono impattare anche notevolmente sui bilanci familiari. Una quota molto ridotta di persone può farsele rimborsare dall’assicurazione: le assicurazioni mediche private sono meno diffuse in Italia rispetto ad altri Paesi, anche in ragione della facilità di accesso e della qualità del sistema sanitario pubblico (sebbene con un annoso problema di tempi di attesa anche molto lunghi per accedere alle prestazioni in regime di ssr, e della qualità del servizio piuttosto diversa da territorio a territorio). Alcune categorie di lavoratori hanno accesso, grazie al loro contratto di lavoro, ad assicurazioni mediche dette “integrative”, che rimborsano determinate spese sanitarie; ma non si tratta di una pratica molto comune.
Considerando che la medicina riproduttiva ha un costo elevato, specialmente in relazione agli stipendi medi in Italia, alcune assicurazioni e centri di pma si stanno quindi attrezzando per facilitare l’accesso ai pazienti a soluzioni di finanziamento specifiche. Diversi centri pma privati specificano sui loro siti che per i pazienti è possibile accedere a finanziamenti, pagare a rate, insomma spalmare il costo notevole delle cure di pma su periodi più lunghi.
Per esempio Nove.Baby, un network di cliniche per la fertilità con sede a Bologna e tredici centri in varie Regioni, promuove direttamente sul suo sito una soluzione detta “easy care” a sostegno di spese sanitarie da 500 a 20mila euro: secondo la brochure pubblicitaria, il prestito viene concesso senza richiedere nessuna documentazione reddituale (se di importo inferiore a 4mila euro), viene rateizzato fino a 60 mesi e prevede rimborso con tasso agevolato per piani rateali di 12 o 18 mesi. In sostanza, alcune persone si indebitano pur di poter accedere alla procreazione medicalmente assistita.
Anche Nove.baby ha una politica di trasparenza rispetto ai prezzi, con un tariffario online che indica costi che partono da 5.195 euro per una Fivet/Icsi “su ciclo stimolato”, e diventano 7.045 euro se vi si aggiunge l’analisi genetica PGT-A. Il congelamento del seme costa 300 euro, quello degli ovociti 500; per lo scongelamento degli embrioni si pagano 1.750 euro, per quello degli ovociti 1.950 euro. Il monitoraggio dell’induzione multipla dell’ovulazione costa 1.000 euro in regime privato, 600 in regime di convenzione con il servizio sanitario.
I trattamenti più costosi sono, come di consueto, quelli eterologhi: Nove.Baby chiede intorno ai 5.800 euro per una fecondazione Fivet-Icsi con donazione di seme; per una fecondazione Fivet-Icsi in cui invece sia necessario il reperimento di ovociti da banca la cifra parte da 7.500 euro e arriva a 9.150 a seconda del servizio scelto; se la coppia desidera che sia effettuato anche il test genetico pre-impianto (PGT-A) il costo lievita a 11.350 euro. In caso ci sia bisogno di ricevere entrambi i gameti da donatori – seme e ovulo – la spesa minima è 8mila euro e arriva a sfiorare i 12mila euro per una Fivet-Icsi comprensiva di test genetico pre-impianto (PGT-A).
In molti casi, i tariffari dei centri di pma operanti in Italia sono piuttosto simili. Per esempio la clinica romana Valle Giulia (che ha il reparto G.e.n.e.r.a. di medicina riproduttiva) propone 5.500 euro per una fecondazione Fivet-Icsi con donazione di seme e 6.500 con ovodonazione; il prelievo chirurgico di spermatozoi con le tecniche MESA-TESE è quotato 2.550 euro, mentre quello con tecnica FNA 1.060 euro; in tutti i casi vanno aggiunti al computo finale 200 euro di onorario per l’anestesista.
Anche trasportare “materiale biologico” da un centro all’altro (per esempio ovociti, seme, embrioni crioconservati…) ha un costo; Valle Giulia indica 1.000 euro per la “ricezione da altro centro” e specifica che questa cifra non comprende il costo della ditta di trasporto.
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I costi della pma nel sistema pubblico
Quando ci si rivolge al pubblico, invece, il discorso è diverso. Ogni Regione ha un suo tariffario, che si chiama di solito “nomenclatore”, e indica il valore in euro attribuito a ogni prestazione sanitaria. Ma il cittadino non paga quel prezzo. Paga un “ticket”, che è un contributo generalmente molto (o quantomeno un po’) più basso. Naturalmente, questo comporta il dover stare alle “regole del gioco” del sistema sanitario pubblico italiano: le tempistiche per ottenere un primo appuntamento possono essere lunghe, e per quanto riguarda la pma le liste di attesa per la fecondazione assistita sono di solito di vari mesi, se non addirittura anni; inoltre, quasi mai si può scegliere un medico specifico dal quale farsi seguire con continuità.
La Regione Toscana pubblica il suo nomenclatore online da esso si evince che per un ciclo di fecondazione in vitro “semplice” il costo della prestazione è quantificato in 1.826 euro. Questa cifra non verrà però chiesta alla coppia, che dovrà invece pagare solo il ticket, pari a 500 euro. 1.826 euro è il valore che la Regione attribuisce alla prestazione, e quindi in caso di centro privato convenzionato tale somma verrà poi riconosciuta e rimborsata dalla Regione al centro.
Sempre in Toscana, un ciclo di fecondazione in vitro eterologa usando l’ovocita di una donatrice è
“quotato” 3.933 euro (spezzati in 1.133 euro per la fecondazione in vitro più 2.800 per il “reperimento ovociti da banche”), che di nuovo non vengono chiesti alla coppia, la quale come sopra è tenuta invece pagare solo il ticket di 500 euro.
Secondo il nomenclatore del Piemonte la “preparazione e valutazione di spermatozoi” viene valutata 100 euro se effettuata con tecnica TESA (sempre la “testicular sperm aspiration”) e il doppio, 200 euro, se con tecnica TESE (“testicular sperm estraction”). Il monitoraggio dell’ovulazione è una prestazione “quotata” 25 euro. L’inseminazione artificiale intracervicale e intrauterina, 93 euro. La fecondazione in vitro, con o senza inseminazione intracitoplasmatica (Fiv/Icsi), 600 euro. Il trasferimento di embrioni (da provetta in utero), 200 euro.
Questi, ancora una volta, sono i valori in denaro che la Regione Piemonte attribuisce a ognuna di queste prestazioni; non dunque quelli richiesti ai pazienti bensì quelli che la Regione rimborsa al centro di pma privato convenzionato (uno solo, ubicato a Torino) sul suo territorio, e presumibilmente quelli che mette nel bilancio dei suoi centri pubblici che offrono queste prestazioni.
Come già accennato, i centri di pma in Piemonte non offrono il servizio di fecondazione eterologa, che va dunque eventualmente effettuato dai residenti piemontesi spostandosi in altre Regioni.
Età e numero di cicli, i limiti posti dal sistema pubblico
I limiti di accesso vigenti nella Regione Toscana sono: per la fecondazione assistita omologa e per quella eterologa maschile, fino il compimento della donna del 43esimo anno di età; per la fecondazione assistita eterologa femminile, fino il compimento della donna del 46esimo anno di età. I cicli previsti a carico del servizio sanitario regionale sono quattro e possono essere cicli di pma omologa, eterologa o mix di entrambe.
In Piemonte i limiti di accesso e il numero di cicli offerti dal servizio sanitario pubblico sono differenti a seconda che si scelga la pma di I° o di II° livello. Alla pma di I° livello (“inseminazione artificiale”) si può accedere fino al compimento del 45° anno di età della donna (al momento della esecuzione della procedura, i 45 anni non devono ancora essere stati compiuti). La pma di II° e III° livello (“fecondazione in vitro”) invece è possibile solo per le donne che non abbiano ancora compiuto 43 anni. In caso di pma di I° livello sono concessi alla coppia fino a sei tentativi, che scendono a tre nella pma di II° e III° livello.
In linea generale, ogni coppia che volesse avviare un percorso di pma in Italia dovrebbe innanzitutto reperire le informazioni sulla normativa vigente nella Regione in cui risiede, per conoscere i limiti posti in ordine all’età massima di accesso, al numero di cicli garantiti e così via, e non imbattersi in sorprese.
Per fare un esempio, la Regione Siciliana ha approntato un tariffario con le quote di compartecipazione a carico delle coppie infertili che prevede un costo a loro carico (un “ticket”) di 1.000 euro per una fecondazione in vitro omologa (un ciclo di Fivet / Icsi /Gift / Zift / Tet comprensivo dell’intero percorso, dal primo colloquio con la coppia fino al trasferimento degli embrioni – la cifra comprende anche eventuali tecniche di congelamento di gameti e/o embrioni – o in caso di Gift fino al trasferimento intratubarico dei gameti), e di 555 euro per inseminazione intrauterina. Rispetto alla fecondazione eterologa, la quota a carico dei pazienti in Sicilia è pari a 555 euro per una inseminazione intrauterina con seme da donatore; 1.296 euro per la fecondazione in vitro eterologa con seme da donatore; e 1.481 euro per la fecondazione eterologa con ovociti da donatrice.
In Sicilia è previsto inoltre che i pazienti debbano compartecipare alla spesa pagando 853 euro anche nei casi in cui, pur eseguendo il prelievo ovocitario, non si riesca a recuperare ovociti e quindi non si possa completare il ciclo; e 1.000 euro nei casi in cui, pur avendo recuperato ovociti, non sia possibile completare il ciclo per mancata fertilizzazione o per impossibilità a eseguire il transfer.
2025, cambiamenti in vista
Da sapere, infine, che nei prossimi mesi il panorama delle prestazioni e dei costi della pma in Italia potrebbe variare in maniera significativa. Una storia molto “italiana”: già all’inizio del 2017, attraverso un Dpcm (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri) le prestazioni sanitarie di procreazione medicalmente assistita erano state riconosciute come “Livelli Essenziali di Assistenza”, cioè quelle prestazioni e quei servizi che il servizio sanitario pubblico è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di un ticket.
Ma l’effettiva entrata in vigore era subordinata all’emissione dei decreti di approvazione delle tariffe, così come previsto da un articolo dello stesso Dpcm. Decreti che, anno dopo anno, non sono mai arrivati (e gli anni di pandemia non hanno certo aiutato). Nel 2023 si è finalmente giunti alla promulgazione del “Decreto Tariffe”; ma devono ancora formalmente essere emessi i decreti di approvazione delle tariffe. L’entrata in vigore, inizialmente prevista per il 1° gennaio 2024, è stata procrastinata prima al 1° aprile 2024, e poi addirittura al 1° gennaio 2025. L’anno prossimo il quadro delle prestazioni e dei costi potrebbe dunque cambiare anche in maniera radicale, e rendere più uniforme il panorama dei costi della pma nel sistema sanitario pubblico italiano.